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16. Alla Banca Popolare di Luino e di Varese: nel ...

La Banca Popolare di Luino nata nel 1883, rimase a lungo confinatanel luinese, era stata fondata da professionisti locali e imprenditori tes-sili svizzeri che aprirono opifici a Luino . Essa ebbe una svolta espansi-va con l apertura di una dipendenza a Varese, e successivamente presidente da molti anni era Franco Aletti, vice presidenti FerranteSanvito e Giovanni Borghi. Entrambi erano espressioni della impren-ditoria anni che vanno dal 1964 al 1966 furono caratterizzati da una faserecessiva dell economia locale seguita da un notevole contenzioso cheinteress tutte le banche della Luino deriv soprattutto dall apertura delle sede diMilano.

La Banca Popolare di Luino è nata nel 1883, rimase a lungo confinata nel luinese, era stata fondata da professionisti locali e imprenditori tes-

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1 La Banca Popolare di Luino nata nel 1883, rimase a lungo confinatanel luinese, era stata fondata da professionisti locali e imprenditori tes-sili svizzeri che aprirono opifici a Luino . Essa ebbe una svolta espansi-va con l apertura di una dipendenza a Varese, e successivamente presidente da molti anni era Franco Aletti, vice presidenti FerranteSanvito e Giovanni Borghi. Entrambi erano espressioni della impren-ditoria anni che vanno dal 1964 al 1966 furono caratterizzati da una faserecessiva dell economia locale seguita da un notevole contenzioso cheinteress tutte le banche della Luino deriv soprattutto dall apertura delle sede diMilano.

2 Un dato di fatto che il contenzioso della Luino , che era sottocapitalizzata, ingener preoccupazioni di allarme. Da oltre un anno se-devo nel consiglio di amministrazione della diversa Banca Popolare diMilano. La Luino era reduce da una recente ispezione della Bancad Italia che aveva ottenuto le fideiussione personali dei precedenti am-ministratori a garanzia delle perdite. Circolavano voci di interesse aduna presa di controllo da alcune banche del non avevo un particolare interesse ad entrare nel con-siglio di amministrazione della Luino , dopo la Milano . Ledifficolt della Luino , coincisero con la risoluzione del rapporto dilavoro del direttore generale Marchesini, ritenuto responsabile delcontenzioso.

3 Fui avvicinato da esponenti della Luino e invitato ad en-trare nel suo consiglio di amministrazione; di essa conoscevo il presi-dente Aletti. Memore delle perplessit della Popolare di Milano, vol-li approfondire le informazioni sulle condizioni della Luino . Ricordoche un pomeriggio ebbi un incontro col presidente nella sua villa aVarese, e con qualche altro; mi furono date assicurazioni sulla soli-dit dell di ci aderii a mettere a disposizione il mio nome come am-ministratore della Banca . Questo fu l unico motivo che unitamente alle16. Alla Banca Popolare di Luino e di Varese: nel consiglio di amministrazione alla vice presidenza (1966-1987)192 CAPITOLO SEDICI assicurazione ricevute, mi indusse a sciogliere la riserva in senso positi-vo, come ho assemblea in cui fui eletto, si tenne nella sede della Banca a l intervento critico del vice presidente Giovanni Borghi, chelament la politica conservatrice attuata dagli amministratori.

4 Dopo laproclamazione della elezione mi accinsi a tornare a Varese in macchi-na con il presidente Aletti e il consigliere Mario Ferrari. All altezzadella Malpensata, i due colleghi mi misero al corrente che malgrado leassicurazioni datemi, la Banca si trovava invece in difficolt non trascu-rabili. Mi render conto pi avanti che uno dei motivi per cui avevo ri-cevuto l invito, era la mia veste di amministratore della BancaPopolare di Milano. Dopo la mia elezione non potevo fare altro cheprofondere ogni impegno per il risanamento della Banca . In quel mo-mento il consiglio di amministrazione era cos costituito: presidenteera Franco Aletti, vice presidenti Giovanni Borghi e Ferrante Sanvito,amministratori Attilio Baldioli, Maurizio Belloni, E.

5 Bernasconi,Mario Ferrari, Giovanni Petrolo, E. Rigamonti, Giovanni Valcavi eVincenzo Viazzo. Il collegio sindacale era costituito dai dott. , M. Merli, D. mio ingresso nella compagine consigliare ebbe l effetto di spegnerele ambizioni degli altri istituti. Malgrado tutto ci alcuni ristretti gruppi di soci tradizionalisti del lui-nese, ignari delle reali condizioni della Banca , accertate dallaVigilanza, avanzarono il sospetto infondato che fossi addirittura laquinta colonna della Popolare di Milano nella Luino . Essi non contri-buirono in alcun modo al suo risanamento e la Banca si risollev soloper il nostro impegno personale, di cui dir.

6 Qualche settimana dopo la mia nomina tutti fummo convocati dal di-rettore della filiale di Varese della Banca di Italia, e ci sentimmo legge-re una ferma reprimenda del governatore di quel tempo, Guido ancora sotto gli occhi quella riunione, dove noi amministratori era-vamo come degli scolaretti che sentivano leggere dal direttore locale lalettera del Borghi, che era in quel momento all apice della sua noto-riet di grande industriale, giunse in ritardo alla riunione che alla fineci parr da lui voluto. Aun certo momento della relazione ebbe un ge-sto di insofferenza e chiese a chi la leggeva, chi egli fosse e a nome dichi parlasse. La uscita bast a cambiare il clima della riunione e ad es-sa il funzionario della Banca Centrale rispose, Borghi lo invit a dire al governatore, che era suo ospite193 Alla Banca Popolare di Luino e di Varesequalche giorno prima, che venisse lui e i suoi uomini a dirigere la ban-ca, tanto pi che gli amministratori non avevano alcuna responsabilit dell accaduto.

7 La cosa fin l . Borghi mi sottopose, successivamente, labozza di una lettera indirizzata al governatore e sollecit eventuali miecorrezioni; ne apprezzai la tutto il periodo della mia permanenza sono stato rispettoso dellatradizione locale dell Istituto, al punto che il trasferimento della dire-zione da Luino a Varese, fu voluto e deciso solo molti anni dopo, dalconsiglio su proposta del successivo presidente Cortesi e del direttoregenerale sono sobbarcato per anni viaggi da Varese a Luino e tutto sommatoera una pausa rilassante, calandomi nell ambiente della profonda pro-vincia, con le sue caratteristiche i primi viaggi con il presidente Aletti, abitualmente di mar-ted.

8 Ci fermavamo a pranzare a casa del vice presidente Sanvito, unluinese puro. Il marted era destinato alle riunioni settimanali del co-mitato di revisione dei crediti, mentre le sedute del pi ampio consi-glio, si tenevano una volta al mese. Nelle riunioni settimanali, pass inrassegna con pochi dirigenti, tra cui ricordo il rag. Binda, tutte le posi-zioni incagliate, tutti gli affidamenti alla clientela. Il lavoro fu assaiprofittevole per il quel primo momento, fino alla nomina a direttore generale di , la Banca era sostanzialmente retta dall amministratoreMario Ferrari, dal vice direttore Maneo, che ricordo per il suo grandeequilibrio e la sua dedizione all cresenziali della Banca d Italia, ci orientammo a nominare direttoregenerale il dr.

9 Carlo Garassino, ligure, in quel momento vice direttoregenerale della Banca di Lecco. Ci fu presentato in una riunione, che sitenne a Varese nella villa del presidente dr. Garassino mostr di prediligere una politica di scontro con i di-pendenti e di forte riduzione delle spese, provocando l allontanamentodalla Banca di alcuni dirigenti, di valore, solo per economia. Quello fuuno dei periodi di maggiore frustrazione per il personale, su cui si basaogni azienda di non avendo rapporti personali di conflitto con il dr. Garassino, chestimavo come tecnico e da cui ero stimato, ebbi occasione di palesare ilmio dissenso dalla politica in atto. Dopo un certo periodo di sintonia, irapporti tra il nuovo direttore generale e il dr.

10 Mario Ferrari, si guasta-rono, al punto da tradursi in aperta rottura per cui il dr. Ferrari con-serv solo la carica di segretario del consiglio. Nel 1967 Giovanni194 CAPITOLO SEDICIB orghi si dimise da amministratore e al suo posto fu cooptato l indu-striale Giulio and avanti, come ho detto, fino al 1970 tra alti e bassi. Il direttoregenerale era sostanzialmente l arbitro delle pi importanti decisioni. Il personale, in quel momento raccolto attorno al sindacato FABI, siriun in un teatro di Luino alla presenza del suo segretario confederaleCostante Pistocchi, che era stato da me favorevolmente conosciuto inprecedenza.


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