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Rauhala A, Fagerstrom L. Determining optimal nursing intensity: the RAFAELA method. J Adv Nurs. 2004;45:351-9 Un sistema per misurare il carico di lavoro e la complessit dei pazienti e per determinare il livello ottimale di intensit assistenziale: il metodo RAFAELA Foglio di informazione professionale per gli Infermieri e gli altri Professionisti Sanitari non medici del Meyer a cura della Direzione Infermieristica e del Gruppo EBN del Meyer numero 7, Marzo 2006 Ti piacerebbe collaborare a questo Foglio ? Hai dei quesiti riguardanti la pratica professionale che vorresti fossero appro-fonditi ? Contattaci ! email: oppure tel. 2577 Uno dei problemi pi sentiti da noi infermieri senz altro quello di far risultare l assistenza che svolgiamo, cio di rendere oggettivamente quantificabile il nostro carico di lavoro quotidiano.

Rauhala A, Fagerstrom L. Determining optimal nursing intensity: the RAFAELA method. J Adv Nurs. 2004;45:351-9 Un sistema per misurare il carico di lavoro e la complessità dei pazienti e

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1 Rauhala A, Fagerstrom L. Determining optimal nursing intensity: the RAFAELA method. J Adv Nurs. 2004;45:351-9 Un sistema per misurare il carico di lavoro e la complessit dei pazienti e per determinare il livello ottimale di intensit assistenziale: il metodo RAFAELA Foglio di informazione professionale per gli Infermieri e gli altri Professionisti Sanitari non medici del Meyer a cura della Direzione Infermieristica e del Gruppo EBN del Meyer numero 7, Marzo 2006 Ti piacerebbe collaborare a questo Foglio ? Hai dei quesiti riguardanti la pratica professionale che vorresti fossero appro-fonditi ? Contattaci ! email: oppure tel. 2577 Uno dei problemi pi sentiti da noi infermieri senz altro quello di far risultare l assistenza che svolgiamo, cio di rendere oggettivamente quantificabile il nostro carico di lavoro quotidiano.

2 Senza uno strumento per misurare l intensit del nostro lavoro non possiamo infatti dimostrare il lavoro assistenziale erogato, e quantificare l assistenza prestata. Ad ognuno di noi capitato almeno una volta di avere l impressione che mentre il lavoro di altre professioni sanitarie visibile e quantificabile - come ad esempio il numero di esami fatto da un tecnico di laboratorio o di radiologia - la nostra attivit sfugga alla possibilit di essere misurata in modo appropriato. Spesso abbiamo la chiara percezione di lavorare sotto una pressione eccessiva che non ci consente di erogare una assistenza qualitativamente accettabile. Non poter disporre di una misura del lavoro infermieristico ha delle conseguenze su tutte le decisioni gestionali che riguardano, ad esempio, l assegnazione degli infermieri ai diversi reparti, la definizione degli organici, le assunzioni.

3 Ad esempio, in mancanza di uno strumento per misurare il carico di lavoro infermieristico, in molte realt - ancora oggi - si continua ad assegnare gli infermieri ai reparti solo in base al numero dei posti letto di questi oppure in base a valutazioni contingenti o a impressioni soggettive. Negli anni passati sono stati adottati modelli di misurazione del lavoro infermieristico basati sul calcolo del tempo che viene impiegato nel compiere le singole azioni che compongono l attivit assistenziale. Questi modelli hanno dato un importante contributo a sottolineare l importanza di misurare il lavoro infermieristico, ma un loro limite era quello di non riuscire a tenere in considerazione la qualit dell assistenza erogata.

4 Oggi questi sistemi sono considerati superati: la letteratura Infermieristica degli ultimi anni ha evidenziato che non si riusciti, attraverso il computo del tempo, a definire uno strumento appropriato per la gestione delle risorse infermieristiche. La tendenza pi recente della scienza Infermieristica quella di misurare il lavoro degli infermieri partendo dalla complessit assistenziale del paziente piuttosto che dalla quantit di tempo impiegato per assisterlo. Il Gruppo EBN sulla complessit assistenziale (Silvia Boretti, Antonella Cipriani, Silvia Prunecchi, Francesca Grassi e Filippo Festini), si posto il problema di trovare un sistema di misurazione del lavoro infermieristico basato sulla valutazione della complessit assistenziale dei pazienti supportato da sufficienti prove di efficacia ed a questo scopo stata svolta una ricerca nella letteratura scientifica Infermieristica .

5 L obiettivo che ci ha mossi stato quello di trovare un sistema che consentisse al contempo una equa ripartizione del carico di lavoro tra gli infermieri, un uso economicamente conveniente delle risorse e la prevenzione di livelli eccessivi di stress sul lavoro. La nostra ricerca ci ha portato a conoscere un sistema, sviluppato da un Gruppo multidisciplinare di ricercatori finlandesi, scientificamente validato e pubblicato su numerose riviste scientifiche infermieristiche. Questo sistema, denominato RAFAELA, divenuto ormai lo standard di riferimento per tutto il servizio sanitario finlandese. Il 16 e 17 marzo scorsi una rappresentanza del Gruppo EBN ha compiuto una visita di studio ad Helsinki presso la sede dell'ufficio che si occupa di gestire il sistema per conto del sistema sanitario finlandese.

6 L ha avuto modo di incontrare i ricercatori che hanno ideato il sistema (Anna Kaisa Rainio, infermiera e Auvo Rauhala, medico) e coloro che attualmente lo gestiscono, che hanno illustrato l'applicazione del metodo. Il sistema Rafaela si compone di due elementi: in primo luogo, un sistema di classificazione della complessit assistenziale dei pazienti (Oulu Patient Classification, o OPC) in base a sei dimensioni assistenziali (secondo il modello teorico della Roper), per ciascuna delle quali l'infermiere valutatore d un punteggio da 1 a 4 secondo le istruzioni contenute in un manualetto. Ogni paziente viene quindi classificato in base ad un punteggio da 6 (complessit assistenziale minima) a 24 (complessit molto elevata).

7 La valutazione viene fatta di routine ogni giorno nel turno pomeridiano a tutti i pazienti ricoverati dall'infermiere che ha in carico ciascun singolo paziente. Sommando la complessit di tutti i pazienti di un reparto e dividendola per il numero di infermieri in servizio durante ciascun turno, si ottiene una prima misura dell'intensit di lavoro in un reparto, cio la complessit assistenziale per infermiere. L'altro elemento del sistema un metodo di valutazione dell'intensit assistenziale di un reparto in rapporto ai bisogni assistenziali dei pazienti (PAONCIL). Si tratta di una valutazione che viene fatta per periodi di 1-2 mesi una-due volte l'anno. Alla fine di ogni turno gli infermieri devono indicare su una scala graduata da -3 a +3 in che misura gli infermieri hanno avuto la possibilit di soddisfare i bisogni assistenziali dei pazienti ricoverati: +3 significa che non hanno potuto soddisfare gran parte dei bisogni dei pazienti, -3 significa che hanno avuto a disposizione molto pi tempo del necessario per soddisfare i bisogni dei pazienti.

8 Il punteggio 0 significa che hanno avuto modo di offrire un'assistenza ottimale, avendo a riferimento i bisogni del paziente. Attraverso un semplice procedimento statistico che confronta le misurazioni fatte con la classificazione della complessit Convegni Il sostegno alle competenze genitoriali in TIN: un approccio transdisciplinare fisioterapista-infermiere In occasione del Convegno Nazionale Ci sono anch una mano tesa tra operatori e genitori per il benessere del neonato , tenutosi a Siena nei giorni 2-3-4 febbraio, le colleghe FT Laura Baroni e Inf Anna Maria Auriemma hanno presentato la relazione: Il Sostegno alle Competenze Genitoriali in TIN: un approccio transdisciplinare fisioterapista-infermiere.

9 La relazione ha illustrato il progetto sperimentale svolto presso la del Meyer nel 2005. Gli obiettivi del progetto sono stati quelli di: a) aumentare il contributo dell infermiere all intervento neurocomportamentale ( developmental care ) e alla promozione delle competenze genitoriali (aspetti neuroabilitativi, non solo di puericultura); b) arricchire ed ottimizzare le comunicazioni e le chiacchierate con i familiari in reparto durante il percorso del ricovero; c) incrementare il numero di genitori di neonati a basso rischio che ricevono un colloquio neuroabilitativo pre-dimissione. Si sono verificate delle difficolt oggettive per le infermiere del progetto di conciliare i tempi al di l del normale orario di servizio e di sentirsi sicure nel gestire la comunicazione sugli aspetti neurocomportamentali.

10 Tuttavia c stato un incremento nel numero di famiglie di bambini a basso rischio che hanno potuto beneficiare di un colloquio neuroabilitativo pre-dimissione e una valorizzazione del ruolo infermieristico nella promozione dello sviluppo del bambino e nel sostegno ai genitori. Il progetto prosegue nel 2006 con il Gruppo ristretto di infermieri per poter verificare in un periodo di tempo maggiore l efficacia della modalit operativa introdotta. Un abstract della relazione disponibile sul sito Intranet Gli Infermieri dei bambini Dr Ft Laura Baroni, Dr Ft Adrienne Davidson, Servizio di Riabilitazione Funzionale e CUA Monica Rossi e Inf Anna Maria Auriemma Terapia Intensiva Neonatale Lesioni da compressione nei bambini: una nuova scala di valutazione, la Starkid Skin Scale Suddaby , Barnett s, Facteau L.


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