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23 Classificazione e assessmentdei disturbi del sonno infantile:studio empirico sui fattori di rischio nella relazione di caregivinge nello sviluppo emotivo-comportamentale del bambinoMASSIMO AMMANITI1, LOREDANA LUCARELLI2, SILVIA CIMINO1, MICHELA PETROCCHI11 Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Universit di Roma2 Dipartimento di Psicologia, Universit degli Studi di CagliariRIASSUNTO: Obiettivo: nella cornice teorica e di ricerca della Classificazione Diagnostica: 0-3, nella suaultima revisione, gli Autori presentano uno studio empirico sui disturbi del sonno nella prima infanzia, in-dagando i fattori di rischio nella relazione di caregiving e nello sviluppo emotivo del bambino. Metodolo-gia: in un gruppo di madri e di bambini con problemi del sonno (N=25) e un gruppo di controllo (N=25)sono state valutate le interconnessioni tra distress e sintomi depressivi materni, qualit dei patterninteratti-vi madre-bambino al momento dell addormentamento, problemi del sonno infantile e funzionamento emo-tivo del bambino.

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1 23 Classificazione e assessmentdei disturbi del sonno infantile:studio empirico sui fattori di rischio nella relazione di caregivinge nello sviluppo emotivo-comportamentale del bambinoMASSIMO AMMANITI1, LOREDANA LUCARELLI2, SILVIA CIMINO1, MICHELA PETROCCHI11 Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Universit di Roma2 Dipartimento di Psicologia, Universit degli Studi di CagliariRIASSUNTO: Obiettivo: nella cornice teorica e di ricerca della Classificazione Diagnostica: 0-3, nella suaultima revisione, gli Autori presentano uno studio empirico sui disturbi del sonno nella prima infanzia, in-dagando i fattori di rischio nella relazione di caregiving e nello sviluppo emotivo del bambino. Metodolo-gia: in un gruppo di madri e di bambini con problemi del sonno (N=25) e un gruppo di controllo (N=25)sono state valutate le interconnessioni tra distress e sintomi depressivi materni, qualit dei patterninteratti-vi madre-bambino al momento dell addormentamento, problemi del sonno infantile e funzionamento emo-tivo del bambino.

2 Risultati: i risultati hanno messo in luce dati empirici in linea con le ricerche che eviden-ziano fattori di rischio co-occorrenti, che includono stili interattivi disfunzionali, affetti depressivi materni euna comorbilit tra problemi del sonno e problemi emotivi che possono essere predittivi di attuali e suc-cessive difficolt di adattamento del bambino. Conclusioni: la metodologia di screeningproposta offre evi-denze empiriche per pianificare programmi di prevenzione e di sostegno allo sviluppo e alla genitorialit .PAROLE CHIAVE: disturbi del sonno infantile, Sistema di caregiving,Sintomi depressivi materni, Regolazio-ne emotiva del bambino. ABSTRACT: Objective: in the theoretical and research framework of the Diagnostic Classification: 0-3 Re-vised, the Authors present an empirical study on sleep disorders during infancy, investigating risk factors inthe caregiving system and in the child emotional development. Method: in a group of mothers and chil-dren with sleep problems (N=25) and a group of control (N=25) were evaluated links among maternal de-pressive symptoms, quality of the parental interactive bedtime behaviour, child sleep and emotional prob-lems.

3 Results: results are in line with previous researches enlightening risk developmental factors may re-sult from co-occurent variables, including dysfunctional patterns of interactions, maternal depressive affectand comorbidity between infant sleeping and emotional/relational problems that may affect functioning ofthe child and predict present and subsequent adaptation difficulties. Conclusions: suggested screeningmethodology gives empirical evidences for prevention programs planning and for parenthood supporting. KEY WORDS: Infant sleep disorders, Caregiving system, Maternal depressive symptoms, Child eadolescenzaVol. 7, n. 1, 2008 IntroduzioneLa letteratura scientifica ha messo in luce come, neiprimi tre anni di vita, la regolazione degli stati di son-no e di veglia dipenda ampiamente dal sistema di ca-regiving, in quanto le transizioni tra lo stato di vigilan-za e di addormentamento si connettono sia a mecca-nismi omeostatici fisiologici (fame, sete, temperatura,dolore, ciclo buio-luce, rumorosit ), sia a processiemotivi, affettivi e sociali (separazione dal caregiver,riunione, conforto, rassicurazione, periodi diurni di in-terazione sociale) (Bowlby, 1969; Daws, 1989; Winni-cott, 1965).

4 Louis Sander (1980), nei suoi studi clinicie di ricerca, ha descritto il neonato e il suo ambientedi cure primarie come un sistema biologico viventeformato da un insieme di sottosistemi fisiologici se-miindipendenti, ciascuno col proprio ritmo [..] cheinfluenzano attivit come la veglia, il sonno e l ali-mentazione e richiedono un certo tempo per armo-nizzarsi e coordinarsi nel bambino e, a loro volta, de-vono sintonizzarsi con la periodicit regolare delmondo e delle persone che formano il mondo delbambino . In questa prospettiva pu essere definita la teoria della regolazione del S infantile (Sander,1964, 1987, 2007), che mette in luce come i ritmi bio-logici, fra cui i cicli di fame-saziet e di sonno -veglia,siano regolati in senso diadico attraverso il ruolo de-cisivo della madre. In linea con il framework teoricoe di ricerca proposto da Sander, diversi autori dell In-fant Research hanno messo in luce come gli scambiinterattivi, prevedibili e coerenti, tra il caregiver pri-mario e il bambino, nella sequenza degli eventi quo-tidiani, costituiscano dei modelli diadici di regolazio-ne biologica e sociale, che organizzano modelli men-tali della relazione, necessari per sviluppare un sensointerno di fiducia e sicurezza (Anders, 1994; Beebe eLachman, 1994; Bretherton, 1987; Stern, 1985).

5 Que-ste osservazioni hanno contribuito alla nascita di unorientamento teorico-clinico che propone una pro-spettiva interazionale secondo un modello per ilquale la mente permette l adattamento alla realt esterna e cresce in base alle reazioni degli altri signi-ficativi di fronte alla presentazione di noi stessi (Cic-chetti e Toth, 1995). Lo sviluppo emotivo e compor-tamentale che si realizza nei primi tre anni di vita,quindi, non pu essere visto come il prodotto di unmeccanismo intrapsichico isolato, ma, al contrario,come una propriet del sistema mutuamente auto-regolativo formato da due o pi individui ( sistemi diregolazione diadica ) (Riva Crugnola, 1999; Tre-varthen, 1998; Tronick, 1989). Nei primi mesi di vita il caregiver, che in modosensibile e contingente alimenta il neonato, spegne laluce e attenua i rumori dell ambiente prima dell ad-dormentamento, sostiene il bambino nello sviluppodi meccanismi autoregolativi in risposta ai suoi segna-li interni biologici.

6 Il compito del caregiver moltocomplesso, in quanto la regolazione dei cicli sonno -veglia e la loro graduale organizzazione temporale in-clude, sin dalla nascita, diverse dimensioni costituzio-nali e temperamentali: ritmicit , arousal, regolazionedi stato, attivit , capacit di calmarsi da solo e i bam-bini presentano significative differenze individuali inrisposta agli stimoli interni ed ambientali (Carey,1984; Chess e Thomas, 1987; Keener, Zeanah e An-ders, 1988; Mangelsdorf e Frosh, 2000). Gradualmen-te, e in modo pi evidente negli ultimi mesi del pri-Infanzia e adolescenza, 7, 1, 200824mo anno di vita, il caregiverassume il ruolo di basesicura e l andare a dormire attiva il sistema diadico diattaccamento; tale momento rappresenta infatti unaseparazione per entrambi, il caregivere il bambino,e i risvegli durante la notte possono costituire un oc-casione di riunione e di rassicurazione (Ainsworth,1973; Anders, Goodlin-Jones e Sadeh, 2000; Bowlby,1969).

7 Inoltre, i bambini che alla fine del primo an-no di vita hanno acquisito abilit cognitive e motoriepi autonome, possono essere intensamente assorbi-ti da una spinta motivazionale esplorativa ed averedifficolt ad allontanarsi dalle attivit della veglia perandare a dormire. I fenomeni transizionali (Winni-cott, 1965) servono al bambino per mantenere uncontatto con la madre ed assumono grande rilevan-za nel momento di andare a dormire, situazione chesi concretizza in una separazione. Anche gli statid ansia dei bambini di due anni, che provocano spes-so degli incubi notturni, possono essere segnali tipi-ci dei processi di maturazione della mente del bam-bino e dell immaginazione creativa. quindi moltoimportante riconoscere il ruolo evolutivo di nuovistadi di consapevolezza di s e della relazione affet-tiva con gli altri significativi, caratterizzati da unamaggiore sensibilit verso gli stimoli interni e am-bientali, che possono provocare stati di preoccupa-zione e rendere difficile il sonno del bambino (Daws,1989; Freud A, 1965).

8 Questa breve introduzione evidenzia che, nella va-lutazione dei problemi del sonno che possono insor-gere nella prima infanzia, necessario porre l attenzio-ne su una variet di fattori che possono contribuire al-l organizzazione temporale del sonno , includendo gliaspetti maturativo bio-psico-sociali e il temperamentodel bambino e i pattern di sviluppo della epidemiologici recenti indicano che i proble-mi del sonno infantile rappresentano una tra le pi co-muni difficolt riferite dai genitori nel prendersi curadi un bambino piccolo. In particolare, le difficolt almomento dell addormentamento e i risvegli notturnisono i problemi pi frequenti, nelle popolazioni occi-dentali, con una stima di circa il 20-30% nei bambinidi et tra 1 e i 3 anni e con una frequenza ancora pi elevata dal 35% al 46% nei bambini in et prescolare(Bruni, Ottaviano, Guidetti, Romoli, Innocenzi, Corte-si e Giannotti, 1996; Goodlin-Jones e Anders, 2004;Schaefer, 1995; Verrillo, Milano e Bruni, 2006; Zucker-man, Stevenson e Baily, 1987).

9 Altre indagini epidemiologiche evidenziano che lamaggior parte dei bambini acquisiscono una regolarit M. Ammaniti: Classificazione e assessment dei disturbi del sonno infantile25del ritmo sonno -veglia nel corso del primo anno di vi-ta, tuttavia, a partire dai 12 mesi di vita, quando ibambini cominciano a muovere i primi passi, circa il50% di loro inizia ad avere difficolt di avvio al son-no e risvegli notturni; un ulteriore incremento dei ri-svegli notturni viene rilevato durante il secondo e ilterzo anno di vita (Anders et al., 2000; Moore e Ucko,1957; Richman, Stevenson e Graham, 1982; Wolke,Meyer, Ohrt e Riegel, 1995). Tali studi mostrano l esi-stenza di un processo dinamico nello sviluppo dei rit-mi del sonno infantile e l importanza di considerare lespecificit dei periodi evolutivi e le modificazioni deipatterndel sonno con la crescita del bambino. Classificazione e assessmentdei disturbi del sonno nella prima infanziaClinici e ricercatori che devono sistematizzare unanosologia diagnostica valida e attendibile nell infanziahanno un compito complesso da svolgere, in quantodevono basarsi sull identificazione di sintomi specificie cause specifiche, considerando allo stesso tempogli aspetti dinamici ed evolutivi del bambino nei pri-mi tre anni di vita.

10 In questa prospettiva, Anders e col-laboratori (2000) mettono in discussione l adeguatez-za della classificazioni diagnostiche dei disturbi delsonno, incluse nel DSM-IV (American Psychiatric As-sociation, 1994) e nell International Classification ofSleep Disorders: Diagnostic and Coding Manual (Ame-rican Sleep Disorders Association, 1990) per l epocadell infanzia. Ad esempio, il DSM-IV, anche nella suapi recente edizione (DSM-IV-TR, APA, 2000), defini-sce le dissonniecome disturbi caratterizzati dalle dif-ficolt nell avvio e nel mantenimento del sonno ; tutta-via, diversamente dall adulto che non riesce a dormi-re ed preoccupato della sua incapacit di prenderesonno, il bambino con difficolt nell iniziare il sonnosembra che non voglia dormire , protesta vigorosa-mente, o non accetta di rimanere in una posizione su-pina; pu rifiutare di andare a letto se non ha un gio-cattolo per lui speciale, o richiede ripetutamente lapresenza della , spesso i disturbi del sonno nella prima in-fanzia non riflettono i criteri di gravit e di durata pre-visti dal DSM-IV, cos come non sempre possibile di-stinguere un disturbo primario del sonno .


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