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IL FENOMENO DEL BRIGANTAGGIO NELLA LESSINIA …

IL FENOMENO DEL BRIGANTAGGIO NELLA LESSINIA OCCIDENTALE. A cura del: Centro Documentazione e Ricerca Antropologica- Frazer*. Introduzione: Ogni anno che passa si va perdendo sempre pi il ricordo di ci che poteva succedere fino all'inizio della prima guerra mondiale anche sulle nostre strade. Naturalmente non su tutte, ma su quelle che portano dal centro citt verso la montagna In certi punti, lungo i tornanti, era abbastanza facile seguire la lenta ascesa dei carrettieri che con carretto e cavallo o asino tornavano dalla citt , spesso stanchi ed assonnati, per la sveglia antelucana. Portavano con se o merce di scambio o le scarse lire guadagnate dopo aver portato al mercato quella poca verdura o frutta che potevano raccogliere nei poveri orti improvvisati lungo i versanti scoscesi della montagna.

Nei ricordi del Prof. Angelico Brugnoli vive ancora qualche racconto di vita vissuta di suo nonno nato nel 1861. In quel periodo abitava a Fumane di Valpolicella ed era chiamato l’”ortolano”

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1 IL FENOMENO DEL BRIGANTAGGIO NELLA LESSINIA OCCIDENTALE. A cura del: Centro Documentazione e Ricerca Antropologica- Frazer*. Introduzione: Ogni anno che passa si va perdendo sempre pi il ricordo di ci che poteva succedere fino all'inizio della prima guerra mondiale anche sulle nostre strade. Naturalmente non su tutte, ma su quelle che portano dal centro citt verso la montagna In certi punti, lungo i tornanti, era abbastanza facile seguire la lenta ascesa dei carrettieri che con carretto e cavallo o asino tornavano dalla citt , spesso stanchi ed assonnati, per la sveglia antelucana. Portavano con se o merce di scambio o le scarse lire guadagnate dopo aver portato al mercato quella poca verdura o frutta che potevano raccogliere nei poveri orti improvvisati lungo i versanti scoscesi della montagna.

2 E cos , in certi punti pi o meno prestabiliti, venivano accolti con i fucili, quasi mai usati per uccidere e costretti a consegnare quanto avevano con loro. Certe strade, in modo particolare dell'Alta Valpantena o dell'Alta Valpolicella erano note perch , si diceva, c'erano i briganti appostati. Ma non solo verso la montagna. Ad esempio anche le varie strade e stradine che dal lago di Garda portano verso Calmasino o verso altri paesi dell'interno soffrivano dello stesso male. Gli ortolani , come spesso venivano chiamati, vendevano la loro mercanzia, di solito frutta e verdura di stagione e verso sera ritornavano a casa, raccontando talvolta i loro incontri poco desiderati.

3 E quello si cui si parla oggi pi che altro passato nel mito. I briganti poi nell'immaginario collettivo erano sempre personaggi come il leggendario Falasco, mentre invece abitualmente si trattava spesso, da quanto possibile arguire dalle notizie di quel tempo, specie dal quotidiano l'Arena, di poveri esseri umani che si davano al cosiddetto BRIGANTAGGIO pi che altro per fame e per la miseria pi nera. Nei ricordi del Prof. Angelico Brugnoli vive ancora qualche racconto di vita vissuta di suo nonno nato nel 1861. In quel periodo abitava a Fumane di Valpolicella ed era chiamato l' ortolano . perch aveva un piccolo appezzamento di terreno ove coltivava in modo particolare verdura per la famiglia ma soprattutto da vendere in citt.

4 La vita a quel tempo in tutto il Veneto era veramente dura e in pi suo nonno aveva quattro figli da mantenere. Si era verso la fine del secolo diciannovesimo o ai primi del ventesimo quando era all'incirca quarantenne. Qualche volta succedeva che tornando a casa in quel di Pedemonte, pi o meno alla curva di Villa S. Sofia, venisse fermato e invitato, quando andava bene, a lasciare met del guadagno. Ma l'avo di Angelico, alto e molto robusto non si lasciava certo intimorire, tanto che un giorno, stanco di tutte quelle angherie e soprusi , prese uno dei briganti e lo gett oltre il muro di cinta della villa, che era alto circa due metri.

5 Da quel giorno venne lasciato in pace. Come ben si deduce da quanto fin qui raccontato, i famosi briganti , tranne qualcuno che fece storia a s , erano pi che altro fanulloni o sfaccendati, che volevano vivere alle spalle degli altri. Per cui, almeno nel Veronese, tutto il resto viaggia solo nell'immaginario collettivo mitizzato e privo di fondamenti reali, se non in qualche caso ben documentato e ben lontano da quel BRIGANTAGGIO che caratterizz la storia del centro- sud Italia nell'800. Geografia e antropologia delle strade Ed la strada che diventa il luogo nel quale il brigante trova la sua nicchia vitale. Gi la lingua si impossessata del termine ed ha coniato alcune espressioni capaci di dare alla strada uno dei suoi valori primigeni e fondanti.

6 Mettere sulla strada allude alla brutalit e alla solitudine che una strada pu indurre nell'individuo isolato; e cos espressioni come essere fuori strada o darsi alla strada o ancora tagliare la strada alludono alla dimensione negativa, agonistica e ferina della strada. Alla strada, dunque, pertiene inequivocabilmente una dimensione antropologica, radicale, fondante. Perci corretto e affascinante il quesito che si pongono Chelidonio, Sauro e Zanini (Quaderno culturale n 29) a proposito di ritrovamenti preistorici a Passo Malera: capire se e quanto percorsi alpini storici possano ricalcare non solo piste pastorali tardo-preistoriche ma forse anche tracciati di caccia in quota praticati dalla fine dell'ultima glaciazione.

7 Come dire: contributi per una viabilit lessinica di anni fa! In tempi pi recenti l'amministrazione della Serenissima decide di redigere un elenco delle strade per il Veronese; ne nasce il Campion delle strade del territorio veronese formato l'anno 1589. Un documento prezioso conservato presso l'Archivio di Stato di Verona che ci mostra una viabilit . sorprendente in grado di garantire i collegamenti dell'altopiano con la citt che si sviluppa e chiede al contado continui approvvigionamenti di derrate alimentari e di legname. Ed a quella realt . lontana che risalgono le tracce documentali scritte di strade famose la Via Cara, la Via Vesentina e la Strada di Messer Can (per restare nell'area orientale) o la Via dei Lessini o la Via Grande (per riferirsi, invece, all'area pi occidentale).

8 Su queste strade ma anche su altre che solcano trasversalmente la LESSINIA (alcune delle quali sono ormai fagocitate dal bosco, ma andare alla loro ricerca come aprire un libro di favole) si svolge il commercio della lana e del ghiaccio, del legname e del formaggio. Ma, su queste strade viaggiano i vescovi per portare a termine le loro visite pastorali. Non sono poche le lamentele che gli stessi prelati, ma anche gli abitanti, rivolgono alle autorit . Basti questa, presa dalle carte dell'Archivio comunale di Selva di Progno in data 12 febbraio 1836: Le strade son tutte disastrose, scabrose, erte e quasi impraticabili, pericolose alle bestie e alla gente ancora.

9 Anche i registri dei tribunali mantengono la memoria di fatti accaduti lungo le strade a riprova della valenza profondamente antropologica che la strada possiede. In tal modo apprendiamo che il 20 gennaio 1872 viene emessa una sentenza con la quale tale Giuseppe dalla Riva, veronese di 27. anni, di mestiere fabbro ferraio, recidivo, viene condannato a due anni di carcere e alle spese processuali per aver sottratto a Leso Andrea un sacco contenente stoffe per un valore di 50 lire. Il furto avviene lungo la strada da Verona a Bosco. Ancora una volta la strada il luogo in cui si consuma la vita e le sue emozioni e le sue pulsioni.

10 Essa oltre ovvio a tante altre cose - paura, rischio, destino, audacia, criminalit . Non per nulla una antichissima metafora paragona la vita alla strada. Il brigante Falasco Tra Grezzana e Stallavena si possono ancora vedere i resti del castello, edificato nel XII secolo dalla famiglia Turrisendi e divenuto rifugio, intorno al 1600, di Francesco Falasco. Francesco Falasco era stato un piccolo possidente locale, messosi a servizio della famiglia Cozza, diventando un bravo suo malgrado. A quei tempi era frequente che alcune famiglie nobili con diritti feudali, mantenessero al soldo alcuni uomini chiamati bravi o buli che eseguivano i loro ordini.


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