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J. PIAGET: SINTESI DI UNA TEORIA COMPLESSA

1J. PIAGET: SINTESI DI UNA TEORIA COMPLESSA Nicola Lalli 2005 sul Web 1. Introduzione Il pensiero di , nonostante le numerose critiche continua a rimanere un punto fermo per la comprensione dello sviluppo mentale del bambino, argomento a cui l Autore ha dedicato, da solo e poi in equipe, decenni di ricerca. Il pensiero del bambino, presenta modalit e processi profondamente diversi da quelli dell adulto che si sviluppano nel tempo, seguendo tappe abbastanza costanti, per giungere alla complessit del pensiero operatorio formale.

2 Descriveremo brevemente gli stadi fondamentali dello sviluppo, suddivisi dall’Autore in sottostadi che corrispondono all’acquisizione di ulteriori schemi operativi:

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1 1J. PIAGET: SINTESI DI UNA TEORIA COMPLESSA Nicola Lalli 2005 sul Web 1. Introduzione Il pensiero di , nonostante le numerose critiche continua a rimanere un punto fermo per la comprensione dello sviluppo mentale del bambino, argomento a cui l Autore ha dedicato, da solo e poi in equipe, decenni di ricerca. Il pensiero del bambino, presenta modalit e processi profondamente diversi da quelli dell adulto che si sviluppano nel tempo, seguendo tappe abbastanza costanti, per giungere alla complessit del pensiero operatorio formale.

2 Senza entrare nel merito specifico ci sembra utile sottolineare quali siano i caposaldi della TEORIA piagetiana. Il bambino nasce con un patrimonio genetico che costituisce la base dello sviluppo sia biologico che mentale. La crescita avviene nell incontro tra strategie innate e rapporto con la realt : da questo incontro, sulla base delle esperienze, le strategie iniziali non solo cambiano, ma diventano sempre pi complesse. Secondo l Autore esiste una stretta correlazione tra sviluppo somatico e mentale, sviluppo che si basa su due processi continuamente interagenti tra loro: l adattamento e l organizzazione.

3 Il bambino fin dalla nascita, fondamentalmente un esploratore , un soggetto attivo di ricerca che si rapporta con l ambiente sulla base di due processi: l assimilazione e l accomodamento. L assimilazione il processo mediante il quale le nuove esperienze e le nuove informazioni vengono assorbite e poi elaborate in modo da adattarsi alle strutture gi esistenti. L accomodamento il processo fondamentale che comporta la modificazione delle idee o delle strategie, a seguito delle nuove esperienze.

4 Il bambino mentre si adatta al mondo, costruisce i propri schemi mentali, rendendoli sempre pi complessi. 2 Descriveremo brevemente gli stadi fondamentali dello sviluppo, suddivisi dall Autore in sottostadi che corrispondono all acquisizione di ulteriori schemi operativi: Stadio senso-motorio (0-2 anni) Stadio pre-operatorio (2-6 anni) Stadio operatorio concreto (6-12 anni) Stadio operatorio formale (da 12 anni in poi) ** STADIO SENSO-MOTORIO Piaget paragona lo sviluppo mentale del bambino alla sua crescita organica: entrambi tendono verso un progressivo equilibrio.

5 L azione umana una continua ricerca di equilibrio e lo sviluppo psicologico e la crescita del bambino, possono essere considerati come stadi di equilibrio successivi, che vanno progressivamente adattandosi alle sue continue scoperte intellettive, sociali ed affettive. Il bambino alla nascita non in grado di riconoscere il mondo esterno da quello interno, l io bambino al centro della realt , in quanto incosapevole di se stesso incapace di compiere una separazione tra soggettivit e oggettivit della realt esterna.

6 Durante i primi mesi di vita, egli, non concepisce n percepisce le cose immerse nell universo esterno come oggetti permanenti, non conosce lo spazio e la causalit , non ha in altre parole la nozione di oggetto. Per il bambino la percezione esterna composta da immagini e suoni che appaiono e scompaiono senza una ragione obiettiva. 3 Inizialmente le cose non esistono lontane dal proprio campo percettivo , non c ricerca attiva degli oggetti n il tentativo di ritrovarli, ma attesa passiva del quadro visivo desiderato che ritorna ad ogni suo richiamo.

7 Tra i tre e i sei mesi il fanciullo comincia ad afferrare ci che vede, coordina la percezione visiva con quella tattile. Egli reagisce inizialmente al movimento dell oggetto seguendolo prima con gli occhi, poi con lo spostamento laterale della testa. Reagisce inoltre ai movimenti di caduta come ..non sapesse che egli si sposta per seguire il movimento e, non sapesse, per conseguenza, che il suo corpo e il mobile si trovano nello stesso spazio: basta infatti che l oggetto non si trovi nell esatta continuazione del movimento di accomodamento che il bambino rinuncia a cercarlo.

8 Come se il movimento dell oggetto e le impressioni cinestesiche che accompagnano i movimenti degli occhi, della testa o del busto, siano considerati dal bambino un tutt uno . Quando perde l oggetto l unico tentativo che compie nella speranza di ritrovarlo prolungare i movimenti gi compiuti, quindi conosciuti e nel ritornare al punto in cui l oggetto sparito. Egli attribuisce permanenza agli oggetti fintantoch riesce a seguirli e a ritrovarli con movimenti semplici.

9 Il fanciullo non concepisce il loro movimento come indipendente dalla propria attivit , continua a cercare nel punto in cui ha visto sparire l oggetto, convinto che resti a sua disposizione , dipendente dalle sue azioni. Tra i quattro e i sei mesi inizia ad esplorare il luogo in cui l oggetto sparito anche se lontano dal proprio campo visivo. Ricerca con le mani il mobile che non raggiunge con lo sguardo. Non si tratta per di una vera ricerca in senso attivo, in quanto il bambino si limita a tendere il braccio, a riprodurre il gesto di afferare, perch l oggetto per lui ancora a disposizione.

10 Egli non inventa altri movimenti per cercare l oggetto sparito, ma ripete quelli conosciuti e interessanti. Quando una parte dell oggetto visibile, egli lo riconosce e lo afferra, ma non compie nessuna ricerca quando l oggetto interamente sparito. Il fanciullo ora capace partendo da una frazione visibile, di ricostruire la totalit dell insieme. Egli crede dunque nella materialit dell oggetto anche quando visibile in parte, ma una volta sparito dal proprio campo percettivo, l oggetto, per il bambino, smette di esistere.


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