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LA VISIONE OLISTICA DELLA CURA: IL MALATO… LA …

La VISIONE OLISTICA DELLA cura: il lesione cutanea cronica. Volpiano (TO) ASL 7-AIUC 13 Dicembre 2003 tratto da PIERO BONADEO LA VISIONE OLISTICA DELLA CURA: IL LA LESIONE CUTANEA CRONICA L ULCERA CUTANEA: UN PERCORSO NEL TEMPO Intesa com era, e com , a soccorrere l uomo sofferente e malato la Medicina si inserisce nel nostro dramma fondamentale, quello DELLA malattia e DELLA morte . (Luigi Belloni) Certe malattie sono piuttosto seguite da pene e da tormento, che da qualunque altro funesto effetto: cos dunque se ne devono temere le conseguenze. Di questo numero sono le piaghe delle gambe . (M. Underwood, trad.)

La visione olistica della cura: il malato…la lesione cutanea cronica. Volpiano (TO) ASL 7-AIUC 13 Dicembre 2003 Prof. Piero BONADEO tratto da www.vulnologia.it

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1 La VISIONE OLISTICA DELLA cura: il lesione cutanea cronica. Volpiano (TO) ASL 7-AIUC 13 Dicembre 2003 tratto da PIERO BONADEO LA VISIONE OLISTICA DELLA CURA: IL LA LESIONE CUTANEA CRONICA L ULCERA CUTANEA: UN PERCORSO NEL TEMPO Intesa com era, e com , a soccorrere l uomo sofferente e malato la Medicina si inserisce nel nostro dramma fondamentale, quello DELLA malattia e DELLA morte . (Luigi Belloni) Certe malattie sono piuttosto seguite da pene e da tormento, che da qualunque altro funesto effetto: cos dunque se ne devono temere le conseguenze. Di questo numero sono le piaghe delle gambe . (M. Underwood, trad.)

2 Cosmo de Horatiis, 1802) La VISIONE OLISTICA DELLA cura: il lesione cutanea cronica. Volpiano (TO) ASL 7-AIUC 13 Dicembre 2003 Prof. Piero BONADEO tratto da David NEGUS, chirurgo inglese contemporaneo e fra i massimi cultori nel campo delle lesioni ulcerative vascolari, afferma: ".. le ulcere DELLA gamba sono comuni, la loro cura lunga e tediosa, non mettono in pericolo la vita del paziente e molti chirurghi vorrebbero che qualcun altro se ne occupasse". Effettivamente l ulcera vascolare dell arto inferiore costituisce per l uomo, specialmente per quanto riguarda la terapia, un autentica sfida che risale ormai a secoli, se non a millenni, durante i quali furono attuati moltissimi approcci e tentata un enorme variet di cure.

3 Esse si fondarono talvolta su convinzioni religiose o sul misticismo o sull esperienza quotidiana. Nel corso del tempo caddero molti dogmi ed altri se ne sostituirono fino all affermazione di un totale empirismo di cui ancora oggi, per alcuni aspetti di non facile interpretazione, si trova traccia. Questo globale limite cognitivo e la sostanziale scarsit di interesse contrastano con l'esistenza di una vera e propria storia delle ulcere degli arti inferiori che si inserisce, a volte prepotentemente come nel caso delle ulcere venose, nel contesto stesso DELLA storia DELLA medicina e DELLA chirurgia. Il nostro viaggio inizia perdendosi nella notte dei tempi.

4 Immaginiamo un buio assoluto. Improvvisamente compare la la prima luce del mondo. L universo si compie in qualche miliardo di anni, una cronologia che sfugge a chiunque nella sua impensabilit , quando, circa un milione di anni fa, compare l essere umano e, con lui, la prima e pi benigna ferita , quella che ci accompagna gi alla nascita: la sezione del cordone ombelicale. Nell evoluzione DELLA specie luomo, da quadrupede primordiale, si trasforma in Homo Erectus, circa anni fa. Gli arti inferiori iniziano cos a diventare vittime DELLA forza gravitazionale con un aumento DELLA pressione venosa distrettuale. Le prime ulcere degli arti inferiori compaiono precocemente e in parallelo con le ferite post traumatiche.

5 Tale condizione fu aggravata successivamente dalla compressione delle vene iliache esercitata dall'abitudine a cavalcare introdotta dagli Sciti nel VII sec. che addomesticarono il cavallo. Inizio cos la lenta ma progressiva riduzione DELLA deambulazione che oggi culmina con l'uso preferenziale dei mezzi di locomozione e con la scarsa attivit fisica o la prolungata stazione eretta che si sommano ai frequenti errori dietetici. Nell Antico Testamento (Levitico XIII-XIV) si trovano descritte le caratteristiche delle ulcere cutanee, specialmente di quelle secernenti allora conglobate nell unica dizione di lebbra . Inoltre venivano distinti malati immondi , con piaghe aperte ed essudanti e pertanto contagianti da altri netti le cui piaghe erano seccate ovvero cicatrizzate e, dunque, non contagianti.

6 La guarigione di questi ultimi doveva essere verificata dal Sommo Sacerdote che ne sanciva la riammissione nel consorzio umano con un rito religioso detto dei mondati . Il Vecchio Testamento riferisce di una "messa alla prova" DELLA fedelt e DELLA pazienza di GIOBBE che si trov coperto da piaghe suppuranti e pruriginose, oggi diremmo impetiginizzate, evitato dagli stessi amici. Tuttavia il suo animo fu premiato, guar ' e visse ancora 140 anni. Per rimanere alle Sacre Scritture una giusta citazione merita il profeta ISAIA che, come si legge nella Bibbia, guar le ulcere del Re Ezechia con impiastri a base di fichi peraltro su suggerimento di Dio stesso: l'acido borico e le proteine contenute nel frutto avevano esercitato un'azione antisettica e detergente.

7 Analogamente nel Vangelo di Luca il buon Samaritano medica le ferite del viandante di Gerico con olio e vino. D'altra parte nell'antico Egitto era comune l'applicazione del miele sulle ulcere. Il papiro di EDWIN SMITH (1500 ) indica la protezione delle ulcere (e delle ferite in generale) con cerotti "ad X", applicazione di carne fresca (ad azione emostatica) e di cataplasmi a base di miele e di burro (con funzione ipertonica e favorente il drenaggio delle lesioni secernenti). Anatole France in Thais narra che gli eremiti di Tebe in Egitto credevano che le malattie delle nostre membra curassero le anime e che la carne non fosse meglio ornata che da ulcere e piaghe. Il primo riferimento certo sulle ulcere venose proviene da IPPOCRATE (460-377 ) nella sua opera (secondo alcuni un apocrifo) "Perihelkoon", in versione latina "De Ulceribus", in cui 2La VISIONE OLISTICA DELLA cura: il lesione cutanea cronica.

8 Volpiano (TO) ASL 7-AIUC 13 Dicembre 2003 Prof. Piero BONADEO tratto da riconobbe un legame tra ulcere DELLA gamba e varici (gi descritte da egizi e greci). Inoltre ammon .. in presenza di ulcera non consigliabile stare in piedi, soprattutto se essa situata sulla dobbiamo evitare di bagnare qualsiasi ulcera tranne che con il vino a meno che essa non sia in prossimit di un'articolazione, poich l'asciutto pi vicino al sano e il bagnato al malsano." Infine Ippocrate insegnava a non incidere le vene superficiali per non creare ulcerazioni e proponeva un primitivo metodo compressivo con spugne rudimentali.

9 Il cinese HUANG TI NEI CHING SU WEN scrisse nel IV sec. un trattato di medicina interna detto "dell'Imperatore Giallo" (che peraltro visse nel 2600 ) in cui viene descritto il trattamento delle ulcere ma tuttora difficile riconoscere dalla testimonianza se i medici cinesi correlassero le ulcere con anomalie venose. Il principale testo indiano di chirurgia fu il Sushruta Samhita del 200 : descrive l'uso delle larve per asportare il materiale necrotico dalle ulcere, la detersione e la medicazione con foglie, l'adozione di tela cinese per il bendaggio. E giungiamo al momento, o al Tempo, in cui compare l Uomo che pi di ogni altro stato raffigurato come ferito nell animo e nel fisico, nell arte figurativa come in quella descrittiva: Ges Cristo.

10 L Uomo DELLA Sindone o del lenzuolo di Oviedo che accomuna in ogni tempo la sofferenza e la redenzione. L Uomo esanime, ma con vene turgide quasi ad indicare un superamento DELLA morte, abbandonata la Piet DELLA Madre che per l ultima volta esprime un amore terreno: la genialit e la sensibilit di Michelangelo ci trasmettono questa scena, o piuttosto storia, universale. RUFO di Efeso (II sec. ) propose invece una prima terapia orale: assenzio, aristolochia, piccolo ramno, decotto di gamberi. CELSO nel suo De Medicina (25 ) distinse meglio le ferite dalle ulcere e consigli l'applicazione di impiastri vegetali. Inoltre, seguendo l'esempio DELLA medicina araba, introdusse il bendaggio in rotoli di morbido lino, fibra antichissima, che nel Rinascimento ritorner in uso comune per qualunque medicazione.


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