Example: tourism industry

Piano regionale per l’appropriatezza degli interventi …

T E L + 3 9 . 0 6 . 51 6 88639 F A X + 3 9 .0 6 . 5 1 6 8 8 4 5 2 W W W . R E G I O N E . L A Z I O . I T P I A N OS O C I A L E@ R E G I O N E . L A Z I O . I T V I A D E L S E R A F I C O , 1 2 7 0 0 1 4 2 R O M A Piano regionale per l appropriatezza degli interventi di allontanamento dei minori dalle famiglie di origine e la tutela dei minori 1. Premesse Il presente Piano , nell ambito del sistema regionale degli interventi a tutela dei minori , in coerenza con quanto previsto nella DGR 501 del 2009 ( Approvazione dei criteri e delle modalit per l assegnazione e l utilizzo delle risorse destinate per il sostegno dell affidamento familiare ), fa riferimento in particolare alle azioni di prevenzione dell allontanamento attraverso il rafforzamento delle competenze genitoriali e la rimozione delle condizioni di svantaggio socio-economiche che influiscono sul benessere, anche relazionale, della famiglia.

TEL +39.06.51688639 FAX +39.06.51688452 WWW.REGIONE.LAZIO.IT PIANOSOCIALE@REGIONE.LAZIO.IT VIA DEL SERAFICO, 127 00142 ROMA Piano regionale per l’appropriatezza degli interventi di allontanamento dei minori dalle famiglie di origine e la tutela dei minori

Tags:

  Minori, Dei minori

Information

Domain:

Source:

Link to this page:

Please notify us if you found a problem with this document:

Other abuse

Transcription of Piano regionale per l’appropriatezza degli interventi …

1 T E L + 3 9 . 0 6 . 51 6 88639 F A X + 3 9 .0 6 . 5 1 6 8 8 4 5 2 W W W . R E G I O N E . L A Z I O . I T P I A N OS O C I A L E@ R E G I O N E . L A Z I O . I T V I A D E L S E R A F I C O , 1 2 7 0 0 1 4 2 R O M A Piano regionale per l appropriatezza degli interventi di allontanamento dei minori dalle famiglie di origine e la tutela dei minori 1. Premesse Il presente Piano , nell ambito del sistema regionale degli interventi a tutela dei minori , in coerenza con quanto previsto nella DGR 501 del 2009 ( Approvazione dei criteri e delle modalit per l assegnazione e l utilizzo delle risorse destinate per il sostegno dell affidamento familiare ), fa riferimento in particolare alle azioni di prevenzione dell allontanamento attraverso il rafforzamento delle competenze genitoriali e la rimozione delle condizioni di svantaggio socio-economiche che influiscono sul benessere, anche relazionale, della famiglia.

2 A livello nazionale, la cornice culturale costituita dalle Linee d indirizzo per l affidamento familiare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 2012, mentre a livello internazionale si richiamano i principi della Convenzione sui Diritti del Bambino e le successive raccomandazioni europee che riguardano la famiglia, la genitorialit e in particolare la promozione di politiche ed interventi in grado di favorire il diritto del bambino a crescere in un ambiente familiare positivo. In questo quadro legislativo si inserisce la normativa sul sistema integrato territoriale dei servizi, tra cui la Legge 328 del 2000 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali , la Legge regionale n.

3 38 del 1996, Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socio-assistenziali nel Lazio e la Legge regionale n. 32 del 2001 interventi a sostegno della famiglia , elementi fondamentali per l efficacia del programma. 2. Il fenomeno dei minori fuori famiglia. Dati statistici Riguardo al tema dei minori fuori famiglia, la situazione della Regione Lazio presenta alcune problematicit che incoraggiano alla realizzazione di un programma pluriennale di miglioramento. 2 Considerato anche il fatto che i minori inseriti in strutture familiari risultano essere 16971e che i minori in affidamento familiare sono 1157 di cui solo 394 sono in affido etero familiare; si rileva che la nostra Regione ha sviluppato poco sia l istituto dell affidamento familiare che gli altri strumenti di prossimit , determinando un sistematico ricorso alle strutture di accoglienza per bambini.

4 In merito alla dimensione quantitativa dell accoglienza dei bambini e dei ragazzi fuori dalla famiglia di origine, risultano interessanti i dati relativi alla rilevazione condotta nelle citt riservatarie della Legge 285/1997 Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari comprensive ovviamente di Roma. Una valutazione pi attenta dell accoglienza dei bambini e ragazzi allontanati dai propri nuclei familiari di origine ci induce a scorporare il dato dei minori stranieri non accompagnati, in quanto non sussiste per loro un decreto di allontanamento dallo stesso nucleo. In questo quadro di insieme, in cui emerge che il numero di bambini e ragazzi fuori famiglia di origine rappresenta il 25% del fenomeno complessivo a livello nazionale ovvero un bambino su quattro riguarda le citt riservatarie in quanto in carico ai servizi sociali delle stesse; una seconda evidenza di interesse riguarda il forte squilibrio nelle citt riservatarie del ricorso all accoglienza in comunit ( ) rispetto all affidamento familiare ( ).

5 Al di l della dimensione quantitativa del fenomeno dei minori fuori famiglia di origine, l attivit di monitoraggio posta in essere con le citt riservatarie ha fatto emergere alcune delle principali caratteristiche dei bambini e dei ragazzi presi in carico e collocati in affidamento familiare e nei servizi residenziali. I dati sulla classe di et degli affidati nelle citt riservatarie confermano, pur con delle lievi differenze rispetto ai dati delle precedente rilevazione, come l esperienza dell affidamento riguardi proporzionalmente pi la fascia d et adolescenziale che quella infantile. La classe prevalente nella distribuzione per et degli accolti nell aggregato delle citt riservatarie la 11-14 anni che conta il 29% dei presenti a fine 2013, seguita dalle classi 6-10 anni (28%) e 15-17 anni (26%).

6 Decisamente pi contenute risultano le incidenze percentuali che riguardano i piccoli di 3-5 anni e i piccolissimi di 0-2 anni che complessivamente cumulano poco pi del 15% del totale degli accolti in affidamento familiare dato analogo a quello registrato a livello nazionale. 1 Dati al rilevati dalla Regione Lazio su base distrettuale. 3 Tra le caratteristiche proprie dell affidamento familiare, i dati collezionati fanno emergere nell aggregato delle citt riservatarie una leggera prevalenza del ricorso alla via eterofamiliare rispetto a quella intrafamiliare: le incidenze sono pari rispettivamente al 58% e al 42%.

7 Perfettamente in linea con il trend nazionale, si conferma la tendenza a intervenire con lo strumento dell affidamento familiare per via giudiziale: l 83% dei presi in carico affidati a famiglie, singoli e parenti lo attraverso un provvedimento di natura giudiziale, mentre il residuo 17% lo per via consensuale. Almeno in parte tale evidenza dovuta alle lunghe permanenze di accoglienza in affidamento che risultano ancora molto significative, in considerazione del fatto che l affidamento consensuale protratto oltre i due anni si trasforma in giudiziale essendo soggetto al nulla osta del Tribunale per i minorenni. In merito alla durata dell affidamento che la legge 149 del 2001 fissa nel suo periodo massimo di 24 mesi, prorogabile da parte del Tribunale per i minorenni laddove se ne riscontri l esigenza si verifica nelle citt riservatarie una netta prevalenza delle durate superiori ai due anni (59% del totale), con un altissima incidenza delle durate superiori ai quattro anni (41%).

8 La gamma di informazioni raccolte sui bambini accolti nei servizi residenziali al 31/12/2013 risulta sostanzialmente simmetrica rispetto a quella considerata per l affidamento familiare, passando dalla classe di et alla presenza straniera, dalla tipologia dell accoglienza alla permanenza nei servizi residenziali. La classe di et largamente prevalente nell aggregato delle citt riservatarie tra gli accolti nei servizi residenziali quella di 15-17 anni, (55%), poco pi di un bambino su due dei presi in carico e collocati nei servizi, seguita a grande distanza dalle classi 11-14 anni (22%) e 6-10 anni. (12%). Molto pi ridotte, infine, le incidenze percentuali che riguardano i bambini di 0-2 anni (5%) e di 3-5 anni (6%), al punto che risulta di tutta evidenza quanto l esperienza di accoglienza nei servizi residenziali riguardi proporzionalmente pi la fascia d et adolescenziale che quella infantile.

9 Tra gli elementi di maggior rilevanza nella descrizione del profilo degli accolti nei servizi residenziali da annoverare la presenza straniera, circa il 40% dei bambini accolti al 31/12/2013 di cittadinanza straniera superiore al dato medio nazionale dove meno di 1 bambino accolto su 3 straniero, che quantifica il pi significativo cambiamento che l operativit dei servizi ha dovuto fronteggiare nell ultimo decennio. In merito alle modalit dell inserimento nell attuale servizio residenziale, la via giudiziaria riguarda la quasi totalit (85%) di quanti sono presi in carico e collocati nei servizi residenziali nelle citt riservatarie Per la permanenza nei servizi residenziali, nell aggregato delle citt riservatarie, si riscontrano durate sensibilmente inferiori a quelle riscontrate nell affidamento familiare.

10 Tra i presenti a fine anno, per circa 4 una caso su 2, la durata della permanenza va dai 3 ai 24 mesi mentre per un accolto su 5 la permanenza perdura da 4 anni o pi ( pari al 41% tra i bambini e ragazzi in affidamento)2. Queste valutazioni ci aiutano a comprendere meglio il delicato fenomeno dei minori fuori famiglia e forniscono preziosi spunti di riflessione sulla questione della prevenzione degli allontanamenti di bambini e ragazzi dalle loro famiglie di origine. Attualmente una grande percentuale di interventi sono tardo-riparativi: per varie ragioni si interviene troppo tardi e con un grande ricorso all allontanamento in strutture collettive (case famiglie/strutture, ecc.)


Related search queries