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Dei delitti e delle pene - Letteratura Italiana

Letteratura Italiana EinaudiDei delittie delle penedi Cesare Beccaria Edizione di riferimento:a cura di Renato Fabietti, Mursia, Milano 1973 Letteratura Italiana EinaudiLetteratura Italiana EinaudiA chi legge1 Introduzione5 Cap. 1. Origine delle pene7 Cap. 2. Diritto di punire 8 Cap. 3. Conseguenze 10 Cap. 4. Interpetrazione delle leggi 12 Cap. 5. Oscurit delle leggi 15 Cap. 6. Proporzione fra i delitti e le pene 17 Cap. 7. Errori nella misura delle pene 20 Cap. 8. Divisione dei delitti 22 Cap. 9. Dell onore 25 Cap. 10. Dei duelli 28 Cap. 11. Della tranquillit pubblica 29 Cap. 12. Fine delle pene 31 Cap. 13. Dei testimoni 32 Cap. 14. Indizi, e forme di giudizi 34 Cap. 15. Accuse segrete 37 Cap. 16. Della tortura39 Cap.

Cap. 11. Della tranquillità pubblica 29 Cap. 12. Fine delle pene 31 Cap. 13. Dei testimoni 32 Cap. 14. Indizi, e forme di giudizi 34 Cap. 15. Accuse segrete 37 Cap. 16. Della tortura 39 Cap. 17. Del fisco 46 Cap. 18. Dei giuramenti 48 Cap. 19. Prontezza della pena 50 Cap. 20. Violenze 53 Cap. 21. Pene dei nobili 54 Cap. 22. Furti 56 Cap. 23 ...

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1 Letteratura Italiana EinaudiDei delittie delle penedi Cesare Beccaria Edizione di riferimento:a cura di Renato Fabietti, Mursia, Milano 1973 Letteratura Italiana EinaudiLetteratura Italiana EinaudiA chi legge1 Introduzione5 Cap. 1. Origine delle pene7 Cap. 2. Diritto di punire 8 Cap. 3. Conseguenze 10 Cap. 4. Interpetrazione delle leggi 12 Cap. 5. Oscurit delle leggi 15 Cap. 6. Proporzione fra i delitti e le pene 17 Cap. 7. Errori nella misura delle pene 20 Cap. 8. Divisione dei delitti 22 Cap. 9. Dell onore 25 Cap. 10. Dei duelli 28 Cap. 11. Della tranquillit pubblica 29 Cap. 12. Fine delle pene 31 Cap. 13. Dei testimoni 32 Cap. 14. Indizi, e forme di giudizi 34 Cap. 15. Accuse segrete 37 Cap. 16. Della tortura39 Cap.

2 17. Del fisco 46 Cap. 18. Dei giuramenti 48 Cap. 19. Prontezza della pena 50 Cap. 20. Violenze 53 Cap. 21. Pene dei nobili 54 Cap. 22. Furti 56 Cap. 23. Infamia 57 Cap. 24. Oziosi 59 Cap. 25. Bando e confische 61 Cap. 26. Dello spirito di famiglia 63 Cap. 27. Dolcezza delle pene 66 SommarioCap. 28. Della pena di morte 69 Cap. 29. Della cattura 77 Cap. 30. Processi e prescrizione 80 Cap. 31. delitti di prova difficile 83 Cap. 32. Suicidio 87 Cap. 33. Contrabbandi 91 Cap. 34. Dei debitori 93 Cap. 35. Asili 96 Cap. 36. Della taglia97 Cap. 37. Attentati, complici, impunit 99 Cap. 38. Interrogazioni suggestive, deposizioni101 Cap. 39. Di un genere particolare di delitti103 Cap. 40. False idee di utilit 105 Cap. 41. Come si prevengano i delitti 107 Cap.

3 42. delle scienze 109 Cap. 43. Magistrati 112 Cap. 44. Ricompense 113 Cap. 45. Educazione 114 Cap. 46. delle grazie 115 Cap. 47. Conclusione 117 SommarioivLetteratura Italiana Einaudi1 Letteratura Italiana EinaudiA CHI LEGGE Alcuni avanzi di leggi di un antico popolo conquista-tore fatte compilare da un principe che dodici secoli faregnava in Costantinopoli, frammischiate poscia co ritilongobardi, ed involte in farraginosi volumi di privati edoscuri interpreti, formano quella tradizione di opinioniche da una gran parte dell Europa ha tuttavia il nome dileggi; ed cosa funesta quanto comune al d d oggi cheuna opinione di Carpzovio, un uso antico accennato daClaro, un tormento con iraconda compiacenza suggeritoda Farinaccio sieno le leggi a cui con sicurezza obbedi-scono coloro che tremando dovrebbono reggere le vite ele fortune degli uomini.

4 Queste leggi, che sono uno sco-lo de secoli i pi barbari, sono esaminate in questo libroper quella parte che risguarda il sistema criminale, e i di-sordini di quelle si osa esporli a direttori della pubblicafelicit con uno stile che allontana il volgo non illumina-to ed impaziente. Quella ingenua indagazione della ve-rit , quella indipendenza delle opinioni volgari con cui scritta quest opera un effetto del dolce e illuminato go-verno sotto cui vive l autore. I grandi monarchi, i bene-fattori della umanit che ci reggono, amano le verit esposte dall oscuro filosofo con un non fanatico vigore,detestato solamente da chi si avventa alla forza o alla in-dustria, respinto dalla ragione; e i disordini presenti dachi ben n esamina tutte le circostanze sono la satira e ilrimprovero delle passate et , non gi di questo secolo ede suoi legislatori.

5 Chiunque volesse onorarmi delle sue critiche comincidunque dal ben comprendere lo scopo a cui direttaquest opera, scopo che ben lontano di diminuire la legit-tima autorit , servirebbe ad accrescerla se pi che la for-za pu negli uomini la opinione, e se la dolcezza e l uma-nit la giustificano agli occhi di tutti. Le mal inteseCesare Beccaria - Dei delitti e delle penecritiche pubblicate contro questo libro si fondano suconfuse nozioni, e mi obbligano d interrompere per unmomento i miei ragionamenti agl illuminati lettori, perchiudere una volta per sempre ogni adito agli errori diun timido zelo o alle calunnie della maligna invidia. Tre sono le sorgenti delle quali derivano i principiimorali e politici regolatori degli uomini.

6 La rivelazione,la legge naturale, le convenzioni fattizie della societ .Non vi paragone tra la prima e le altre per rapporto alprincipale di lei fine; ma si assomigliano in questo, checonducono tutte tre alla felicit di questa vita mortale. Ilconsiderare i rapporti dell ultima non l escludere i rap-porti delle due prime; anzi siccome quelle, bench divi-ne ed immutabili, furono per colpa degli uomini dallefalse religioni e dalle arbitrarie nozioni di vizio e di virt in mille modi nelle depravate menti loro alterate, cos sembra necessario di esaminare separatamente da ognialtra considerazione ci che nasca dalle pure convenzio-ni umane, o espresse, o supposte per la necessit ed uti-lit comune, idea in cui ogni setta ed ogni sistema di mo-rale deve necessariamente convenire; e sar semprelodevole intrappresa quella che sforza anche i pi pervi-caci ed increduli a conformarsi ai principii che spingongli uomini a vivere in societ.

7 Sonovi dunque tre distinteclassi di virt e di vizio, religiosa, naturale e tre classi non devono mai essere in contradizio-ne fra di loro, ma non tutte le conseguenze e i doveri cherisultano dall una risultano dalle altre. Non tutto ci cheesige la rivelazione lo esige la legge naturale, n tutto ci che esige questa lo esige la pura legge sociale: ma egli importantissimo di separare ci che risulta da questaconvenzione, cio dagli espressi o taciti patti degli uomi-ni, perch tale il limite di quella forza che pu legitti-mamente esercitarsi tra uomo e uomo senza una specialemissione dell Essere supremo. Dunque l idea della virt politica pu senza taccia chiamarsi variabile; quella della2 Letteratura Italiana Einaudivirt naturale sarebbe sempre limpida e manifesta sel imbecillit o le passioni degli uomini non la oscurasse-ro; quella della virt religiosa sempre una costante,perch rivelata immediatamente da Dio e da lui conser-vata.

8 Sarebbe dunque un errore l attribuire a chi parla diconvenzioni sociali e delle conseguenze di esse principiicontrari o alla legge naturale o alla rivelazione; perch non parla di queste. Sarebbe un errore a chi, parlandodi stato di guerra prima dello stato di societ , lo pren-desse nel senso hobbesiano, cio di nessun dovere e dinessuna obbligazione anteriore, in vece di prenderlo perun fatto nato dalla corruzione della natura umana e dal-la mancanza di una sanzione espressa. Sarebbe un erro-re l imputare a delitto ad uno scrittore, che considera leemanazioni del patto sociale, di non ammetterle primadel patto istesso. La giustizia divina e la giustizia naturale sono per es-senza loro immutabili e costanti, perch la relazione fradue medesimi oggetti sempre la medesima; ma la giu-stizia umana, o sia politica, non essendo che una relazio-ne fra l azione e lo stato vario della societ , pu variare amisura che diventa necessaria o utile alla societ quell azione, n ben si discerne se non da chi analizzi icomplicati e mutabilissimi rapporti delle civili combina-zioni.

9 S tosto che questi principii essenzialmente distin-ti vengano confusi, non v pi speranza di ragionar be-ne nelle materie pubbliche. Spetta a teologi lo stabilire iconfini del giusto e dell ingiusto, per ci che riguardal intrinseca malizia o bont dell atto; lo stabilire i rap-porti del giusto e dell ingiusto politico, cio dell utile odel danno della societ , spetta al pubblicista; n un og-getto pu mai pregiudicare all altro, poich ognun vedequanto la virt puramente politica debba cedere alla im-mutabile virt emanata da Dio. Chiunque, lo ripeto, volesse onorarmi delle sue criti-Cesare Beccaria - Dei delitti e delle pene3 Letteratura Italiana EinaudiCesare Beccaria - Dei delitti e delle peneche, non cominci dunque dal supporre in me principiidistruttori o della virt o della religione, mentre ho di-mostrato tali non essere i miei principii, e in vece di far-mi incredulo o sedizioso procuri di ritrovarmi cattivo lo-gico o inavveduto politico; non tremi ad ogniproposizione che sostenga gl interessi dell umanit ; miconvinca o della inutilit o del danno politico che nascerne potrebbe dai miei principii, mi faccia vedere il van-taggio delle pratiche ricevute.

10 Ho dato un pubblico te-stimonio della mia religione e della sommissione al miosovrano colla risposta alle Note ed osservazioni; il ri-spondere ad ulteriori scritti simili a quelle sarebbe su-perfluo; ma chiunque scriver con quella decenza che siconviene a uomini onesti e con quei lumi che mi dispen-sino dal provare i primi principii, di qualunque carattereessi siano, trover in me non tanto un uomo che cerca dirispondere quanto un pacifico amatore della verit .4 Letteratura Italiana EinaudiINTRODUZIONE Gli uomini lasciano per lo pi in abbandono i pi im-portanti regolamenti alla giornaliera prudenza o alla di-screzione di quelli, l interesse de quali di opporsi allepi provide leggi che per natura rendono universali ivantaggi e resistono a quello sforzo per cui tendono acondensarsi in pochi, riponendo da una parte il colmodella potenza e della felicit e dall altra tutta la debolez-za e la miseria.


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