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La storia della colonna infame

Letteratura italiana EinaudiLa storia dellaColonna Infamedi Alessandro ManzoniEdizione di riferimento:Newton Compton, Milano 1993 Letteratura italiana EinaudiLetteratura italiana EinaudiIntroduzione1 Cap. 19 Cap. 217 Cap. 333 Cap. 453 Cap. 581 Cap. 693 Cap. 7105 Sommario1 Letteratura italiana EinaudiINTRODUZIONEAi giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono asupplizi atrocissimi alcuni accusati d aver propagata lapeste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili,parve d aver fatto una cosa talmente degna di memoria,che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, inaggiunta de supplizi, la demolizion della casa d uno diquegli sventurati, decretaron di pi , che in quello spazios innalzasse una colonna , la quale dovesse chiamarsi in-fame.

Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame camente e moralmente impossibile. E l’argomento era stringente, come nobile e umano l’assunto.

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1 Letteratura italiana EinaudiLa storia dellaColonna Infamedi Alessandro ManzoniEdizione di riferimento:Newton Compton, Milano 1993 Letteratura italiana EinaudiLetteratura italiana EinaudiIntroduzione1 Cap. 19 Cap. 217 Cap. 333 Cap. 453 Cap. 581 Cap. 693 Cap. 7105 Sommario1 Letteratura italiana EinaudiINTRODUZIONEAi giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono asupplizi atrocissimi alcuni accusati d aver propagata lapeste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili,parve d aver fatto una cosa talmente degna di memoria,che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, inaggiunta de supplizi, la demolizion della casa d uno diquegli sventurati, decretaron di pi , che in quello spazios innalzasse una colonna , la quale dovesse chiamarsi in-fame.

2 Con un iscrizione che tramandasse ai posteri la no-tizia dell attentato e della pena. E in ci non s inganna-rono: quel giudizio fu veramente una parte dello scritto antecedente, l autore avevamanifestata l intenzione di pubblicarne la storia ; ed questa che presenta al pubblico, non senza vergogna, sa-pendo che da altri stata supposta opera di vasta mate-ria, se non altro, e di mole corrispondente. Ma se il ridi-colo del disinganno deve cadere addosso a lui, gli siapermesso almeno di protestare che nell errore non hacolpa, e che, se viene alla luce un topo, lui non avevadetto che dovessero partorire i monti.

3 Aveva detto sol-tanto che, come episodio, una tale storia sarebbe riusci-ta troppo lunga, e che, quantunque il soggetto fosse gi stato trattato da uno scrittore giustamente celebre (Os-servazioni sulla tortura, di Pietro Verri), gli pareva chepotesse esser trattato di nuovo, con diverso intento. Ebaster un breve cenno su questa diversit , per far cono-scere la ragione del nuovo lavoro. Cos si potesse anchedire l utilit ; ma questa, pur troppo, dipende molto pi dall esecuzione che dall Verri si propose, come indica il titolo medesi-mo del suo opuscolo, di ricavar da quel fatto un argo-mento contro la tortura, facendo vedere come questaaveva potuto estorcere la confessione d un delitto, fisi-Alessandro Manzoni - La storia della colonna Infamecamente e moralmente impossibile.

4 E l argomento erastringente, come nobile e umano l dalla storia , per quanto possa esser succinta, d unavvenimento complicato, d un gran male fatto senza ra-gione da uomini a uomini, devono necessariamente po-tersi ricavare osservazioni pi generali, e d un utilit , senon cos immediata, non meno reale. Anzi, a contentarsidi quelle sole che potevan principalmente servire aquell intento speciale, c pericolo di formarsi una no-zione del fatto, non solo dimezzata, ma falsa, prendendoper cagioni di esso l ignoranza de tempi e la barbariedella giurisprudenza, e riguardandolo quasi come un av-venimento fatale e necessario; che sarebbe cavare un er-rore dannoso da dove si pu avere un utile insegnamen-to.

5 L ignoranza in fisica pu produrredegl inconvenienti, ma non delle iniquit ; e una cattivaistituzione non s applica da s . Certo, non era un effettonecessario del credere all efficacia dell unzioni pestifere,il credere che Guglielmo Piazza e Giangiacomo Mora leavessero messe in opera; come dell esser la tortura in vi-gore non era effetto necessario che fosse fatta soffrire atutti gli accusati, n che tutti quelli a cui si faceva soffri-re, fossero sentenziati colpevoli. Verit che pu pareresciocca per troppa evidenza; ma non di rado le verit troppo evidenti, e che dovrebbero esser sottintese, sonoin vece dimenticate; e dal non dimenticar questa dipen-de il giudicar rettamente quell atroce giudizio.

6 Noi ab-biam cercato di metterla in luce, di far vedere che que giudici condannaron degl innocenti, che essi, con la pi ferma persuasione dell efficacia dell unzioni, e con unalegislazione che ammetteva la tortura, potevano ricono-scere innocenti; e che anzi, per trovarli colpevoli, per re-spingere il vero che ricompariva ogni momento, in milleforme, e da mille parti, con caratteri chiari alloracom ora, come sempre, dovettero fare continui sforzid ingegno, e ricorrere a espedienti, de quali non pote-2 Letteratura italiana Einaudivano ignorar l ingiustizia.

7 Non vogliamo certamente (esarebbe un tristo assunto) togliere all ignoranza e allatortura la parte loro in quell orribile fatto: ne furono, laprima un occasion deplorabile, l altra un mezzo crudelee attivo, quantunque non l unico certamente, n il prin-cipale. Ma crediamo che importi il distinguerne le vereed efficienti cagioni, che furono atti iniqui, prodotti dache, se non da passioni perverse?Dio solo ha potuto distinguere qual pi , qual menotra queste abbia dominato nel cuor di que giudici, esoggiogate le loro volont : se la rabbia contro pericolioscuri, che, impaziente di trovare un oggetto, afferravaquello che le veniva messo davanti; che aveva ricevutouna notizia desiderata, e non voleva trovarla falsa; avevadetto: finalmente!

8 E non voleva dire: siam da capo; larabbia resa spietata da una lunga paura, e diventata odioe puntiglio contro gli sventurati che cercavan di sfuggir-le di mano; o il timor di mancare a un aspettativa gene-rale, altrettanto sicura quanto avventata, di parer menoabili se scoprivano degl innocenti, di voltar contro di s le grida della moltitudine, col non ascoltarle; il timorefors anche di gravi pubblici mali che ne potessero avve-nire: timore di men turpe apparenza, ma ugualmenteperverso, e non men miserabile, quando sottentra al ti-more, veramente nobile e veramente sapiente, di com-metter l ingiustizia.

9 Dio solo ha potuto vedere se que magistrati, trovando i colpevoli d un delitto che nonc era, ma che si voleva1, furon pi complici o ministrid una moltitudine che, accecata, non dall ignoranza, madalla malignit e dal furore, violava con quelle grida iprecetti pi positivi della legge divina, di cui si vantavaseguace. Ma la menzogna, l abuso del potere, la viola-zion delle leggi e delle regole pi note e ricevute, l ado-prar doppio peso e doppia misura, son cose che si pos-son riconoscere anche dagli uomini negli atti umani; ericonosciute, non si posson riferire ad altro che a passio-Alessandro Manzoni - La storia della colonna Infame3 Letteratura italiana EinaudiAlessandro Manzoni - La storia della colonna Infameni pervertitrici della volont.

10 N , per ispiegar gli atti ma-terialmente iniqui di quel giudizio, se ne potrebbe tro-var di pi naturali e di men triste, che quella rabbia equel , tali cagioni non furon pur troppo particolari aun epoca; n fu soltanto per occasione d errori in fisica,e col mezzo della tortura, che quelle passioni, come tut-te l altre, abbian fatto commettere ad uomini ch erantutt altro che scellerati di professione, azioni malvage,sia in rumorosi avvenimenti pubblici, sia nelle pi oscu-re relazioni private. Se una sola tortura di meno, scri-ve l autor sullodato, si dar in grazia dell orrore chepongo sotto gli occhi, sar ben impiegato il dolorososentimento che provo, e la speranza di ottenerlo mi ri-compensa2.


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