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Operette morali - Letteratura Italiana

Letteratura Italiana EinaudiOperette moralidi Giacomo LeopardiLetteratura Italiana EinaudiEdizione di riferimento:Canti, con una scelta da Le Operette morali , Ipensieri, Gli appunti, Lo zibaldone, a cura diFrancesco Flora, Milano 19593 Letteratura Italiana EinaudiStoria del genere umano1 Dialogo d Ercole e di Atlante17 Dialogo della Moda e della Morte22 Proposta di premi fatta dall Accademia dei Sillografi 27 Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo32 Dialogo di Malambruno e di Farfarello37 Dialogo della Natura e di un Anima40 Dialogo della Terra e della Luna45La scommessa di Prometeo53 Dialogo di un Fisico e di un Metafisico65 Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare73 Dialogo della Natura e di un Islandese81Il Parini ovvero della gloria89 Capitolo primo89 Capitolo secondo91 Capitolo terzo96 Capitolo quarto98 Capitolo quinto101 Capitolo sesto105 Capitolo settimo107 Capitolo ottavo109 Capitolo nono113 Capitolo decimo116 Capitolo undicesimo118 Capitolo duodecimo121 Dialogo di

incomprensibili e che tutti i luoghi di essa terra e tutti gli uomini, salvo leggerissime differenze, erano conformi gli uni agli altri. Per le quali cose cresceva la loro mala contentezza di modo che essi non erano ancora usciti dalla gioventù, che un espresso fastidio dell’esser loro gli aveva universalmente occupati. E di mano in mano

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1 Letteratura Italiana EinaudiOperette moralidi Giacomo LeopardiLetteratura Italiana EinaudiEdizione di riferimento:Canti, con una scelta da Le Operette morali , Ipensieri, Gli appunti, Lo zibaldone, a cura diFrancesco Flora, Milano 19593 Letteratura Italiana EinaudiStoria del genere umano1 Dialogo d Ercole e di Atlante17 Dialogo della Moda e della Morte22 Proposta di premi fatta dall Accademia dei Sillografi 27 Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo32 Dialogo di Malambruno e di Farfarello37 Dialogo della Natura e di un Anima40 Dialogo della Terra e della Luna45La scommessa di Prometeo53 Dialogo di un Fisico e di un Metafisico65 Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare73 Dialogo della Natura e di un Islandese81Il Parini ovvero della gloria89 Capitolo primo89 Capitolo secondo91 Capitolo terzo96 Capitolo quarto98 Capitolo quinto101 Capitolo sesto105 Capitolo settimo107 Capitolo ottavo109 Capitolo nono113 Capitolo decimo116 Capitolo undicesimo118 Capitolo duodecimo121 Dialogo di

2 Federico Ruysch e delle sue Mummie123 Detti memorabili di Filippo Ottonieri130 Capitolo primo130 Capitolo secondo134 Sommario4 Letteratura Italiana EinaudiCapitolo terzo138 Capitolo quarto142 Capitolo quinto146 Capitolo sesto150 Capitolo settimo154 Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez 156 Elogio degli uccelli162 Cantico del Gallo Silvestre171 Frammento Apocrifo di Stratone da Lampsaco176 Preambolo176 Della origine del mondo176 Della fine del mondo178 Dialogo di Timandro e di Eleandro182Il Copernico193 Dialogo193 Scena prima193 Scena seconda197 Scena terza198 Scena quarta199 Dialogo di Plotino e Porfirio206 Dialogo di un Venditore d almanacchi e di un Passeggere223 Dialogo di Tristano e di un Amico225 Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte236 Dialogo di un Lettore di umanita e di Sallustio246 Novella: Senofonte e Niccol Machiavello248 Per la novella Senofonte e Machiavello250 Alla novella Senofonte e Machiavello255 Sommario5 Letteratura Italiana EinaudiDialogo.

3 Filosofo greco, Murco Senatore romano, Popolo romano, Congiurati256 Dialogo tra due bestie p. e. un Cavallo e un Toro259 Dialogo di un Cavallo e un Bue261Al dialogo del Cavallo e del Bue264 Dialogo Galantuomo e Mondo269 Frammento sul suicidio282 Sommario1 Letteratura Italiana EinaudiSTORIA DEL GENERE UMANON arrasi che tutti gli uomini che da principio popola-rono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesi-mo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api,dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favo-leggiarono dell educazione di Giove. E che la terra fossemolto pi piccola che ora non , quasi tutti i paesi piani,il cielo senza stelle, non fosse creato il mare, e apparissenel mondo molto minore variet e magnificenza che og-gi non vi si scuopre. Ma nondimeno gli uomini compia-cendosi insaziabilmente di riguardare e di considerare ilcielo e la terra, maravigliandosene sopra modo e ripu-tando l uno e l altra bellissimi e, non che vasti, ma infini-ti, cos di grandezza come di maest e di leggiadria; pa-scendosi oltre a ci di lietissime speranze, e traendo daciascun sentimento della loro vita incredibili diletti, cre-scevano con molto contento, e con poco meno che opi-nione di felicit.

4 Cos consumata dolcissimamente lafanciullezza e la prima adolescenza, e venuti in et pi ferma, incominciarono a provare alcuna mutazione. Per-ciocch le speranze, che eglino fino a quel tempo eranoandati rimettendo di giorno in giorno, non si riducendoancora ad effetto, parve loro che meritassero poca fede,e contentarsi di quello che presentemente godessero,senza promettersi verun accrescimento di bene, non pa-reva loro di potere, massimamente che l aspetto dellecose naturali e ciascuna parte della vita giornaliera, oper l assuefazione o per essere diminuita nei loro animiquella prima vivacit , non riusciva loro di gran lungo co-s dilettevole e grata come a principio. Andavano per laterra visitando lontanissime contrade, poich lo poteva-no fare agevolmente, per essere i luoghi piani, e non di-visi da mari, n impediti da altre difficolt ; e dopo nonmolti anni, i pi di loro si avvidero che la terra, ancorch grande, aveva termini certi, e non cos larghi che fosseroGiacomo Leopardi - Operette moraliincomprensibili e che tutti i luoghi di essa terra e tutti gliuomini, salvo leggerissime differenze, erano conformigli uni agli altri.

5 Per le quali cose cresceva la loro malacontentezza di modo che essi non erano ancora uscitidalla giovent , che un espresso fastidio dell esser lorogli aveva universalmente occupati. E di mano in manonell et virile, e maggiormente in sul declinare degli an-ni, convertita la saziet in odio, alcuni vennero in s fattadisperazione, che non sopportando la luce e lo spirito,che nel primo tempo avevano avuti in tanto amore,spontaneamente, quale in uno e quale in altro modo, sene orrendo questo caso agli Dei, che da creature vi-venti la morte fosse preposta alla vita, e che questa mede-sima in alcun suo proprio soggetto, senza forza di neces-sit e senza altro concorso, fosse instrumento a si pu facilmente dire quanto si maravigliassero che iloro doni fossero tenuti cos vili ed abbominevoli, che al-tri dovesse con ogni sua forza spogliarseli e rigettarli pa-rendo loro aver posta nel mondo tanta bont e vaghezza,e tali ordini e condizioni.

6 Che quella stanza avesse ad esse-re, non che tollerata, ma sommamente amata da qualsivo-glia animale, e dagli uomini massimamente, il qual genereavevano formato con singolare studio a maravigliosa ec-cellenza. Ma nel medesimo tempo, oltre all essere tocchida non mediocre piet di tanta miseria umana quanta ma-nifestavasi dagli effetti, dubitavano eziandio che rinno-vandosi e moltiplicandosi quei tristi esempi, la stirpeumana fra poca et , contro l ordine dei fati, venisse a pe-rire, e le cose fossero private di quella perfezione che ri-sultava loro dal nostro genere, ed essi di quegli onori chericevevano dagli per tanto Giove di migliorare, poich pa-rea che si richiedesse, lo stato umano, e d indirizzarlo al-la felicit con maggiori sussidi, intendeva che gli uominisi querelavano principalmente che le cose non fossero2 Letteratura Italiana Einaudiimmense di grandezza, n infinite di belt , di perfezionee di variet , come essi da prima avevano giudicato.

7 Anziessere angustissime, tutte imperfette, e pressoch di unaforma; e che dolendosi non solo dell et provetta, madella natura, e della medesima giovent , e desiderandole dolcezze dei loro primi anni, pregavano ferventemen-te di essere tornati nella fanciullezza, e in quella perseve-rare tutta la loro vita. Della qual cosa non potea Giovesoddisfarli, essendo contraria alle leggi universali dellanatura, ed a quegli uffici e quelle utilit che gli uominidovevano, secondo l intenzione e i decreti divini, eserci-tare e produrre. N anche poteva comunicare la propriainfinit colle creature mortali, n fare la materia infinita,n infinita la perfezione e la felicit delle cose e degli uo-mini. Ben gli parve conveniente di propagare i terminidel creato, e di maggiormente adornarlo e distinguerlo:e preso questo consiglio, ringrand la terra d ogn intor-no, e v infuse il mare, acciocch , interponendosi ai luo-ghi abitati, diversificasse la sembianza delle cose, e im-pedisse che i confini loro non potessero facilmenteessere conosciuti dagli uomini, interrompendo i cammi-ni, ed anche rappresentando agli occhi una viva similitu-dine dell immensit.

8 Nel qual tempo occuparono lenuove acque la terra Atlantide, non solo essa, ma insie-me altri innumerabili e distesissimi tratti, bench diquella resti memoria speciale, sopravvissuta alla moltitu-dine dei secoli. Molti luoghi depresse, molti ricolm su-scitando i monti e le colline, cosperse la notte di stelle,rassottigli e ripurg la natura dell aria, ed accrebbe ilgiorno di chiarezza e di luce, rinforz e contemper pi diversamente che per l addietro i colori del cielo e dellecampagne, confuse le generazioni degli uomini in guisache la vecchiezza degli uni concorresse in un medesimotempo coll altrui giovanezza e puerizia. E risolutosi dimoltiplicare le apparenze di quell infinito che gli uominisommamente desideravano (dappoi che egli non li pote-Giacomo Leopardi - Operette morali3 Letteratura Italiana EinaudiGiacomo Leopardi - Operette moraliva compiacere della sostanza), e volendo favorire e pa-scere le coloro immaginazioni, dalla virt delle qualiprincipalmente comprendeva essere proceduta quellatanta beatitudine della loro fanciullezza; fra i molti espe-dienti che pose in opera (siccome fu quello del mare),creato l eco, lo nascose nelle valli e nelle spelonche, emise nelle selve uno strepito sordo e profondo, con unvasto ondeggiamento delle loro cime.

9 Cre similmente ilpopolo de sogni, e commise loro che ingannando sottopi forme il pensiero degli uomini, figurassero loroquella pienezza di non intelligibile felicit , che egli nonvedeva modo a ridurre in atto, e quelle immagini per-plesse e indeterminate, delle quali esso medesimo, se be-ne avrebbe voluto farlo, e gli uomini lo sospiravano ar-dentemente, non poteva produrre alcun esempio per questi provvedimenti di Giove ricreato ederetto l animo degli uomini, e rintegrata in ciascuno diloro la grazia e la carit della vita, non altrimenti chel opinione, il diletto e lo stupore della bellezza e dell im-mensit delle cose terrene. E dur questo buono statopi lungamente che il primo, massime per la differenzadel tempo introdotta da Giove nei nascimenti, sicch glianimi freddi e stanchi per l esperienza delle cose, eranoconfortati vedendo il calore e le speranze dell et in progresso di tempo tornata a mancare affatto lanovit , e risorto e riconfermato il tedio e la disistima del-la vita, si ridussero gli uomini in tale abbattimento, chenacque allora, come si crede, il costume riferito nellestorie come praticato da alcuni popoli antichi che lo ser-barono (1), che nascendo alcuno, si congregavano i pa-renti e loro amici a piangerlo; e morendo, era celebrato4 Letteratura Italiana Einaudi(1) Erodoto, lib.

10 5, cap. 4. Strabone, lib. 11, edit. Casaub. Mela, lib. 2, cap. 2. Antologia greca, ed. H. Steph, p. sofista, Orat. fun. in Procop. 35, ap. vet. vol. 8, p. 859quel giorno con feste e ragionamenti che si facevanocongratulandosi coll estinto. All ultimo tutti i mortali sivolsero all empiet , o che paresse loro di non essereascoltati da Giove, o essendo propria natura delle mise-rie indurare e corrompere gli animi eziandio pi benna-ti, e disamorarli dell onesto e del retto. Perciocch s in-gannano a ogni modo coloro i quali stimano essere nataprimieramente l infelicit umana dall iniquit e dalle co-se commesse contro agli Dei; ma per lo contrario nond altronde ebbe principio la malvagit degli uomini chedalle loro calamit .Ora poich fu punita dagli Dei col diluvio di Deuca-lione la protervia dei mortali e presa vendetta delle in-giurie, i due soli scampati dal naufragio universale delnostro genere, Deucalione e Pirra, affermando seco me-desimi niuna cosa potere maggiormente giovare alla stir-pe umana che di essere al tutto spenta, sedevano in cimaa una rupe chiamando la morte con efficacissimo desi-derio, non che temessero n deplorassero il fato comu-ne.


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